Quante storie sugli infortuni

Martedì 7 Novembre 2017

“La casa degli RLS” il 24 ottobre scorso ha organizzato un seminario che ha visto una folta partecipazione di RLS. Il seminario aveva come tema la narrazione delle dinamiche infortunistiche, visto come uno strumento indispensabile per permettere al singolo lavoratore di apprendere dagli errori altrui.
Infatti, è molto difficile per i lavoratori interpretare e fare proprie le statistiche sugli infortuni, mentre i racconti dei singoli casi appaiono più comprensibili ed è più semplice riconoscervi situazioni di rischio e meccanismi di accadimento sperimentati da altri nella stessa situazione lavorativa.

Pubblicate dal DoRS Regione Piemonte sono state illustrate due storie di infortuni, storie incluse in un progetto che il Centro di documentazione dedica alla narrazione di infortuni realmente accaduti, con la convinzione che solo la conoscenza profonda delle dinamiche di un infortunio sul lavoro renda possibile l’individuazione e la formulazione di soluzioni efficaci.

Le varie storie sono parecchio accattivanti, come “L’orologiaio va in miniera” che racconta dell’infortunio non mortale avvenuto in miniera a un operaio caduto in una buca nascosta mentre trasportava a mano una pesante trave. La storia, strutturata come un vero e proprio racconto letterario, fornice spunti per porre questioni generali e per sottolineare i rischi in cui incorrono operai avanti con l’età.

La seconda storia, narra invece di una caduta durante un intervento di manutenzione di un alto forno.
Questi racconti hanno permesso di vivere l’esperienza delle comunità di pratica e di apprendimento, gruppi sociali che hanno l'obiettivo di produrre conoscenza organizzata e di qualità, cui ogni membro ha libero accesso. Il fine è il miglioramento collettivo. Chi entra in questo tipo di sistema mira a un modello di condivisione in cui non c’è spazio per la competizione. Viene favorito lo sviluppo dell’identità professionale e il senso di appartenenza alla stessa.

Wenger, uno dei primi studiosi a parlare di comunità di pratica, le definisce come “gruppi informali di persone che hanno in comune un interesse, una passione per un tema specifico, e che arricchiscono le proprie conoscenze attraverso una continua interazione, grazie a delle modalità condivise di azione e d’interpretazione della realtà”.

Alcuni interventi dei presenti hanno permesso di precisare ulteriormente alcuni aspetti trattati ed hanno reso il seminario particolarmente interattivo, fornendo ai relatori alcuni spunti di riflessione.

I materiali del seminario possono essere scaricati dal sito della Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione (CIIP) partner del CCP.
 

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