Nasce "Rete spazi ibridi"
Milano mette in rete le realtà che rigenerano i diversi quartieri della città coniugando innovazione sociale, azioni culturali e nuove forme di commercio, socialità e aggregazione attraverso il recupero di immobili e aree urbane inutilizzate e tolte al degrado.
Approvate oggi dalla Giunta le linee guida per la realizzazione, in via sperimentale, della “Rete spazi ibridi”, il primo elenco qualificato degli spazi ibridi cittadini, una mappa di chi fa innovazione socioculturale a Milano.
Il provvedimento nasce dalla volontà di riconoscere e facilitare la creazione di una rete coordinata delle realtà di socialità, aggregazione e fruizione culturale, attive soprattutto nei quartieri meno centrali di Milano e nate spesso dal recupero di parte del patrimonio immobiliare pubblico e privato abbandonato o sottoutilizzato (es. ex spazi industriali, cascine, ex luoghi di culto, ex scuole, ex spazi per uffici).
Una prima mappatura, presentata al Comune la scorsa primavera, ne ha contati 26 distribuiti in tutta la città, con una utenza complessiva di oltre 1 milione di persone all’anno: dall’area ex Ansaldo, che oggi ospita Base Milano, all’ex cascina che ha visto nascere Mare Culturale Urbano, all’ex fabbrica di cristalli che oggi ospita lo Spirit de Milan, fino al Mercato Lorenteggio che oggi propone un mix di commercio tradizionale e iniziative sociali e aggregative per il quartiere, solo per citarne alcuni.
Il registro “Rete degli spazi ibridi” - che sarà accessibile con un bando pubblico - vuole incentivare il coordinamento tra le attività degli spazi che si iscriveranno all’Elenco, armonizzare l’offerta di servizi e attività al pubblico e promuovere la loro visibilità anche attraverso i media del Comune di Milano. Facilitare l’interlocuzione tra il Comune e queste esperienze attive nei quartieri al fine di rivitalizzare economicamente e culturalmente i quartieri, migliorandone la qualità della vita e l’offerta di servizi nell’ottica della “Città a 15 minuti”.
L’elenco qualificato di realtà e operatori sarà anche utile a sviluppare sinergie e integrazioni con le policy dell’Amministrazione, per misurare e potenziare l’impatto sociale a partire dalle diverse caratteristiche e vocazioni e funzioni dei singoli spazi.
Potranno accedere alla “Rete degli spazi ibridi” gli operatori sia pubblici che privati titolari della gestione di uno o più spazi socioculturali sul territorio della città e in regola con le prescrizioni normative in materia fiscale e tributaria. Non solo, le realtà dovranno svolgere attività di innovazione socioculturale in modo continuativo e non occasionale da almeno un anno oltre a ospitare molteplici servizi e attività sociali e culturali promosse dal soggetto gestore. All’atto della candidatura ogni spazio aderente dovrà indicare una o più "funzioni prevalenti" (es. sociale, culturale, aggregativa, educativa, di innovazione) allo scopo di rafforzare il rapporto con l’Amministrazione e favorire lo sviluppo di specifici progetti tematici.
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