Con Opencare due giorni di incontri, idee progetti
Tajani: "Un percorso condiviso per creare soluzioni su misura che nascono nel vissuto quotidiano delle persone e che trovano soluzione anche grazie alle nuove tecnologie e agli strumenti di fabbricazione digitale".
Dalle nuove soluzioni di cura, ai moderni dispositivi di assistenza alla persona, passando per gli innovativi tutori ortopedici, le idee e i prototipi nati dai cittadini grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali.
Prende il via oggi, mercoledì 22, e prosegue domani presso i nuovi spazi di “Milano Luiss Hub for makers and student” in via D’Azeglio 3, la due giorni di dibattito che metterà a confronto le esperienze nate e sviluppate nel capoluogo lombardo nell’ambito del progetto europeo Opencare, dedicato all’innovazione nel campo della cura e della salute dei cittadini.
Nel corso della prima giornata si esploreranno i collegamenti fra l’innovazione digitale e il sistema città, durante la seconda si indagheranno i nessi fra le nuove economie urbane e i sistemi di cura, che vedono oggi la partecipazione di una molteplicità di attori, oltre alle istituzioni o alle agenzie altamente specializzate.
“Grazie a questa iniziativa portiamo a conoscenza della citta i risultati di un percorso condiviso tra istituzioni e cittadini iniziato quasi due anni fa, che ha permesso l’individuazione di modelli di cura aperti e collaborativi capaci in molti casi di creare soluzioni su misura o di trattare problemi che nascono per lo più nel vissuto quotidiano delle persone o di loro familiari”, spiega l’Assessore alle Politiche per il Lavoro, Attività produttive e Commercio Cristina Tajani.
L’obiettivo dell’iniziativa, nata grazie all’adesione del Comune di Milano al progetto europeo ‘Opencare’, è fare il punto sulla sperimentazione nata nella nostra città grazie alla collaborazione con il Fablab WeMake, per sperimentare e sviluppare processi di prototipazione dal “basso” al fine di individuare nuove soluzioni ai bisogni di cura, poiché i servizi tradizionali di assistenza spesso si percepiscono come troppo standardizzati e non in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini se non in maniera parziale.
Molti gli esempi di possibili applicazioni e le esperienze presentate: dai bastoni “intelligenti” che potrebbero guidare vocalmente le persone non vedenti ai dispositivi per coloro che hanno perso l’uso della parola o dell’udito, fino alle protesi create attraverso le stampanti 3D.
Un esempio è quello di Giulio Berretta, ingegnere elettronico, insegnante alle scuole superiori, maker e non vedente che ha sviluppato “Voice Instrument”, un'interfaccia open source concepita per la lettura vocale di valori numerici e messaggi di servizio utili a soddisfare i bisogni di persone impossibilitate alla lettura o di persone operanti in contesti nei quali risulta scomodo usare la vista per leggere i valori su un monitor. Giulio ha potuto sviluppare la sua personale idea grazie ad un fablab che gli ha messo a disposizione un laboratorio e una rete di persone con esperienza sulla disabilità visiva.
Un'altra testimonianza è quella di Monica Zambolin, interaction designer che con l’amica Nicoletta Faltrocco, grafic designer, ha ideato un sistema che consente a chi ha intolleranze alimentari di comunicare le proprie esigenze senza essere obbligato a esporsi e a “rovinare” un po’ il momento conviviale della cena. Nasce così “Allergo kit” un kit con magliette, stickers, linee guida per la compilazione del menù, una smart guida per istruire il personale di sala, un manuale sulla sicurezza alimentare, un biglietto da visita con i dati del ristorante che aderisce a questa rete. Idee e soluzioni che grazie alla fabbricazione digitale e alle tecnologie open potrebbero essere realizzate in tempi rapidi, a costi contenuti e con una forte personalizzazione.
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