Milano sperimenta nuovi spazi e modi di lavorare
Cristina Tajani: “Per iniziare a costruire una nuova città basata sulla prossimità abbiamo bisogno di modificare i luoghi e gli spazi del lavoro con il contributo di imprese, amministrazioni e corpi intermedi”
Milano ridisegna gli spazi, i tempi e i modi del lavoro per guardare al futuro. Si è svolto questa mattina, in diretta streaming, “Lavorare vicino a casa - Coworking e Near working per la città a 15 minuti”, l’incontro ideato e realizzato dal Comune di Milano che ha messo a confronto il mondo delle istituzioni, delle università, delle imprese e dei sindacati. Alla tavola rotonda l’assessora alle Politiche per il Lavoro, Attività Produttive e Commercio Cristina Tajani con Massimo Bonini, Segretario Generale CGIL Milano, Vittorio Biondi, Direttore Settore Politiche Industriali e Competitività del Territorio di Assolombarda, Massimo Carraro, Founder di Rete Cowo partendo dai risultati di una serie di indagini condotte dal Politecnico di Milano, dall’Università del Sacro Cuore di Milano e da Collaboriamo.
“Vogliamo essere la prima Amministrazione a sperimentare nuovi luoghi e nuovi modi di lavorare che si pongano in sintonia con la costruzione di una Milano a 15 minuti e contribuiscano a ridisegnare il modo di vivere e fruire della città e dei suoi servizi post pandemia – così l’assessora Tajani –: lo smartworking ci accompagnerà anche dopo l’emergenza sanitaria. Dobbiamo quindi lavorare su contrattazione collettiva e politiche pubbliche in grado di limitarne gli effetti negativi, come il confinamento domestico, ed enfatizzarne quelli positivi, come il risparmio di tempo negli spostamenti e la migliore conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro”.
La mattinata ha preso il via con una riflessione sui risultati e sulle tematiche emersi dalle tre ricerche che esplorano la distribuzione dei coworking in città, la loro evoluzione e come questi possano contribuire alla costruzione di una nuova città fruibile in 15 minuti. I tre report offrono una prospettiva integrata sul presente e futuro possibili. Le parole chiave, che ricorrono in tutti i report, sono: policentrismo, prossimità, ibridazione.
La prima, “La geografia degli spazi di coworking a Milano. Un’analisi territoriale” realizzata da DAStU-Politecnico di Milano, analizza la geografia degli spazi di lavoro dimostrando come il fenomeno dei coworking sia prevalentemente urbano: il 51% infatti si concentra nelle 14 aree metropolitane, con Milano che detiene il primato, ospitandone 119 nel 2021, con una crescita del 75% rispetto al 2014. Strutture che mostrano una buona copertura del territorio tra centro, semicentro e periferia, sviluppandosi per lo più nelle aree periferiche e sempre raggiungibili in meno di 15 minuti di bicicletta contribuendo così alla costruzione di un nuovo modello di città più attenta alla prossimità. Confrontando i dati sul traffico telefonico degli utenti Tim, nel periodo pre e post lockdown, la ricerca ha evidenziato poi come la mobilità tra periferia e centro sia diminuita facendo emergere una potenziale domanda di soluzioni per svolgere attività professionali e di svago più prossime al proprio domicilio.
La seconda indagine, “La trasformazione dei coworking di Milano nell’emergenza pandemica”, realizzata da TRAILab-Università Cattolica del Sacro Cuore, analizza le esperienze degli spazi di coworking durante l’emergenza pandemica e le opinioni dei coworking manager rispetto alle direzioni di sviluppo futuro. Le 87 interviste dirette ai responsabili degli spazi su un totale di 127 presenti in città, hanno rivelato che il 57% ha perso clienti durante il 2020 e il 48% ha dovuto diminuire il numero di postazioni. Dalla crisi però emergono segnali incoraggianti: il 35% dei gestori dichiara di aver avuto nuovi clienti proprio dal quartiere. Cambia quindi la clientela, infatti il 52% dei gestori ha ricevuto richieste di postazioni o uffici da aziende mentre il 37% di avere dipendenti privati interessati a svolgere lo smart working in ambienti diversi dalla propria abitazione. Una nuova esigenza che può rappresentare un incentivo per istituzioni pubbliche, aziende e professionisti per ripensare ai propri uffici e spazi di lavoro con una maggiore attenzione alla prossimità e all’ibridazione.
La terza indagine condotta da Collaboriamo, guarda al futuro delineando il profilo che dovrebbero avere i coworking nella città di domani: cioè centri di formazione e apprendimento a disposizione del quartiere e un vero luogo ibrido di scambio di servizi, beni, competenze. Fondamentale, affinché i coworking di prossimità non siano isole all’interno delle città, è l’esigenza di creare una rete capace di rafforzare le relazioni e gli scambi, definire una proposta comune in termini di offerta e di promozione dei servizi proposti.
L’incontro è stato anche l’occasione per presentare la nuova campagna di informazione on line realizzata da Milano & Partners e la nuova sezione sul sito YesMilano.it per far conoscere ai cittadini la rete dei coworking attivi sul territorio. Con più di 100 spazi, accreditati presso l’elenco qualificato del Comune distribuiti in tutte le zone della città, il capoluogo lombardo è la capitale italiana del coworking. Alcuni molto grandi, altri piccoli e raccolti, ognuno con la propria offerta di servizi: sale riunioni, servizi di baby sitting, attività formative, momenti di incontro e socializzazione. In origine erano frequentati soprattutto da liberi professionisti, freelance, giovani creativi. Oggi, con la crisi Covid 19 e la diffusione dello smart working, queste realtà costituiscono una risorsa per tutti coloro che cercano un’alternativa al lavoro da casa e ai lunghi spostamenti per raggiungere l’ufficio. In pochi click si potranno scoprire le realtà presenti nel proprio quartiere o consultare la mappa georeferenziata delle città per trovare la soluzione in sintonia con le proprie esigenze o più vicina al proprio domicilio.
La mappa, suddivisa per quartiere, e tutte le info sui coworking accreditati presso l’elenco qualificato del Comune di Milano sono consultabili su Yes Milano
In allegato le slides delle indagini condotte da Università Cattolica del Sacro Cuore, Politecnico di Milano e da Collaboriamo
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