Come viene usato lo strumento del tirocinio
Come viene usato lo strumento del tirocinio, una fotografia
I risultati dell'aggiornamento e ampliamento della mappatura realizzata dalla Repubblica degli Stagisti per il Comune di Milano.
Milano è davvero la capitale degli stagisti?
Innegabilmente è un territorio dove si concentrano tutti i fattori chiave che favoriscono gli stage: ci sono molti giovani, anche per l'alto numero di istituzioni formative universitarie e non. Ci sono molte aziende. Ci sono molti studi professionali. C'è un mercato del lavoro più vivo della media. In una parola: ci sono più opportunità.
Ma lo stage è anche spesso una “nebulosa”, uno strumento dai confini indefiniti, dai contenuti spesso vaghi, dai contorni normativi incerti. Fin dal nome: “stage” (alla francese), il termine più utilizzato nel linguaggio comune, oppure “tirocinio”, termine prediletto dalle normative ma che presta il fianco alla confusione con altri tipi di tirocinio (primo fra tutti quello per l'accesso alle professioni regolamentate, cioè il praticantato)? Chi fa gli stage? Quando? Dove? Perché? E chi organizza questi stage, come li gestisce? Come li monitora? Come li regola?
Ecco perché è importante gettare una luce sull'argomento, evidenziare le policy, confrontarle, approfondirne la conoscenza; e cominciare da Milano, la città che probabilmente ospita più stagisti in Italia, è il passo giusto.
Qui di seguito sono i risultati della nuova mappatura. Una mappatura molto più ricca e ambiziosa sotto tutti i punti di vista. Prima di tutto, più inclusiva: mentre sette anni fa erano stati invitati a partecipare solo pochi soggetti promotori (università, i centri per l'impiego, le strutture specializzate in tirocini), e solo undici avevano effettivamente partecipato, questa volta l'invito è stato esteso urbi et orbi a tutti i soggetti promotori attivi sul territorio milanese – dunque anche agenzie per il lavoro, fondazioni, associazioni non profit – e i partecipanti sono stati ben quarantadue. La nuova mappatura è poi più dettagliata: è stata introdotta una distinzione nella raccolta dei dati per permettere di suddividere i risultati e analizzare separatamente le policy riguardanti i tirocini curricolari, cioè svolti durante un percorso di istruzione o formazione riconosciuto, e quelle riguardanti i tirocini extracurricolari. Anche perché la competenza normativa di queste due tipologie di tirocinio è diversa (i primi sono di competenza statale, i secondi di competenza regionale).
La nuova mappatura, infine, è più completa perché indaga molti aspetti che l'edizione precedente non aveva considerato, permettendo ai soggetti promotori di esprimere meglio il loro funzionamento, le modalità attraverso cui si rapportano ai soggetti ospitanti, e così via. Sopratutto, per la prima volta in assoluto, grazie a questa mappatura è dato conoscere il numero dei tirocini curricolari su un dato territorio. Possiamo sapere non solo quanti sono questi tirocini ma in che tipo di strutture vengono svolti, per quale durata, con quale (eventuale) trattamento economico e quale (sempre eventuale) esito occupazionale. Ad oggi non esiste purtroppo alcuna rilevazione, né nazionale né locale, che monitori questa tipologia di tirocini: dunque il loro numero è di fatto ignoto, e la presente mappatura permette invece di rendere pubblici alcuni dati inediti, importantissimi per poter avere un quadro chiaro del fenomeno e produrre proposte politiche per migliorare l'utilizzo di questa tipologia di tirocini.
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