Chemioterapici antiblastici: i rischi
Mercoledì 14 novembre, presso l’Aula Magna della Clinica Mangiagalli, si è svolto il seminario che aveva a tema i chemioterapici antiblastici: definizione, classificazioni, dispersione nell’ambiente di lavoro, rischi legati all’esposizione professionale e ambientale.
Durante il seminario, che ha visto una folta partecipazione, si sono affrontate le proprietà chimico-fisiche di queste sostanze, i rischi di esposizione nelle varie fasi, i risultati del monitoraggio ambientale e biologico, i dati della sorveglianza sanitaria e le soluzioni organizzative, tecniche e procedurali.
Si è evidenziato che il numero di esposti professionali per la produzione e la somministrazione di chemioterapici antiblastici è in continuo aumento e, conseguentemente, vi è la necessità di ottimizzarne l’uso, valutarne, monitorarne e minimizzarne i rischi, tenendo conto della classificazione (in continuo aggiornamento) di questi farmaci come cancerogeni di varia categoria.
I vari relatori hanno sottolineato che la continua espansione dell’utilizzo dei chemioterapici antiblastici, a causa dell’aumento della popolazione colpita da tumore, rende necessarie alcune azioni preventive quali:
- Migliorare in continuo la qualità dei trattamenti
- Mantenere attive l’informazione e la formazione degli addetti e rendere minima la loro esposizione durante le operazioni di preparazione, somministrazione, pulizia, gestione dei rifiuti e trasporto
- Qualificare e mirare la sorveglianza sanitaria
- Rendere minimo l’impatto sulle componenti ambientali, in particolare l’acqua
In tutti gli interventi è stato dato largo spazio alle soluzioni procedurali e a quelle tecnologiche (cappe, robot, DPI) da adottare. E’ stato specificato che particolare attenzione va posta alle fasi di pulizia dei piani di lavoro e delle cappe, agli sversamenti accidentali, agli errori procedurali, sino alle varie tecniche di trattamento delle acque reflue. Infatti le molecole somministrate vengono eliminate prevalentemente per via urinaria e convogliate nelle acque reflue che devono subire trattamenti specifici oltre a quelli normalmente previsti.
Nelle conclusioni e nella tavola rotonda si è unanimemente convenuto su alcune proposte operative quali l’informazione e la formazione specifica sui rischi derivanti dall’uso di antiblastici a tutte le figure professionali interessate, con particolare attenzione anche ai lavoratori delle ditte fornitrici di appalti di servizio, come base per ottenere:
- L’attuazione delle linee guida in ogni sito e per ogni mansione specifica ovvero la personalizzazione delle valutazioni dei rischi, delle procedure e delle soluzioni per le situazioni specifiche
- La valutazione dell’efficacia delle azioni preventive mediante la valutazione dell’esposizione
- L’estensione della valutazione dell’esposizione a tutte le figure professionali interessate compresi gli addetti alle operazioni di trasporto, pulizia, lavaggio, ecc.
- L’omogeneizzazione dei criteri di campionamento e analisi
- La raccolta centralizzata di tutti i dati di esposizione
- La formulazione di documenti di consenso generalizzato sui valori o sugli intervalli limite di riferimento per l’ambiente di lavoro e le componenti ambientali
I materiali del seminario possono essere scaricati dal sito della Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione (CIIP) partner del CCP.
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